Sabato 6 luglio 2007, disco_pub “Bajda” a Noli, piccola gemma della Riviera Ligure di Ponente incastonata tra Bergeggi e Finale.
Notte classica, DeeJay dal vivo e cambio dischi come in milioni di altri luoghi simili in tutta la Penisola nei fine settimana.
Sabato però il “Bajda” aveva una marcia in più: a cambiare i dischi è infatti arrivato dalla lontana Albione George Alan O’Dowd.
E chi cavolo è costui?
O’Dowd in realtà altri non è se non il noto (ex) cantante pop Boy George.
Ai non pochi che, sotto i 30, reitereranno la comanda “chi cavolo è costui”, rispondo trattarsi di una vecchia stella declinata del firmamento londinese della musica pop “post glam” anni ’80, che a metà del decennio diede vita col suo gruppo (i Culture Club) a grossi hits come “Karma Chameleon” e “Do you really want to hurt me” - canzoni leggere come il pulviscolo delle grandi città - ma anche pezzi più raffinati come “The crying game”, utilizzato nel bellissimo film “La moglie del soldato” di Neil Jordan.
Vi aspetterete le solite frasi di circostanza su un artista decaduto, sulla nostalgia per un passato tanto glorioso quanto lontano, sulla parabola “ascesa/discesa” della star di turno…
E invece qui voglio tessere un elogio di O’Dowd.
Il quale, forse consapevole dell’amara ironia del suo ruolo, padroneggiando un insospettabile italiano pecoreccio, si è reso nell’occasione protagonista di impagabili atteggiamenti nei confronti del pubblico, urlando a tutti un soave “Grazie, teste di cazzo!” ed elargendo a piene mani “Fanculo! Li mortacci”… sino all’apice caratterizzato da una sonora quanto gratuita bestemmia!!!!
Grande George.
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