Se dovessi raccontare uno dei più grossi rimpianti avuti nel corso di una delle nostre operazioni, dovremmo andare decisamente un po’ indietro negli anni tanto che avrei difficoltà a risalire all’anno preciso. Credo, comunque di non sbagliare , collocando l’episodio tra il 93’ e il 95’.
All’epoca Ed Reds non era ancora membro attivo della Beranrda Prod-Action ma sicuramente svolgeva un’opera di stretta collaborazione tanto da segnalarci un’occasione da non perdere.
Come spesso accade durante l’ultimo anno scolastico a pochi mesi dall’agognata maturità vengono organizzate dal corpo insegnanti qelle famigerate gite scolastiche che dovrebbero essere il giusto comiato culturale al termine della carriera scolastica ma in cui l’unico intento degli studenti è quello di fare quel qualcosa che possa lasciare un segno indelebile nei ricordi di tutti: c’è chi punta in alto, giocandosi tutte le carte a disposizione per trombasi la più figa della classe ma che non la dà a nessuno; chi punta alla grande ciucca di gruppo e chi, come nel nostro caso, vuol coinvolgere la classe nella prima esperienza lisergica a base di qualche droga.
Avuta una tempestiva segnalazione da parte del nostro Edo, la Bernarda organizza quello che doveva essere forse lo scherzo più incredibile che si sarebbe potuto realizzare. Ancora adesso che scrivo, penso ancora come il destino ci abbia tradito solo per un incredibile coincidenza, proprio quel destino che non ci ha mai tradito negli anni e ci ha permettesso di realizzare cose incredibili a raccontarsi.
Lo staff rimediato per l’occasione era veramente di rimordine:
- Ed Reds, il gancio
- Andrew Young, nelle vesti di Elmo Piras, agente della narcotici
- Stephen Shrimp, secondo agente della narcotici a spalleggiare Elmo
- Luke Blackborn, autista della volante interventuta sul posto
- Maurice Littlecross, avvocato d’ufficio della difesa
- Rob Barrell P.M.
- Lamopalampa (Giudice)
- più tutta una serie di comparse
Tralascerò gli accadimenti iniziali, per altro ampiamente documentabili consultanto il sito al titolo “
The Pusher” per dedicarmi a quello che avremmo dovuto realizzare e poter vedere in video.
Avvenuto l’arresto e caricato la vittima sulla volante ci dirigiamo a tutta fretta verso il Tribunale Militare di La Spezia dove sarebbe dovuto avvenire lo seconda parte dello scherzo, vale a dire un processo per direttissima.
In quegli anni una nostra conoscenza,
Luke Blackborn, svolgeva il ruolo di aiuto cancelliere del tribunale ed era a conoscenza degli avvenimenti che avevano luogo nell’aula e nei dintorni. Sicuro di poterci fare introdurre da un’entrata secondaria, avremmo avuto a disposizione per un paio d’ore un intero tribunale.
Durante il viaggio si svolgevano quelle operazioni di consolidamento della veridicità dell’arresto, tutte cose vissute da chi era presente in quell’auto, ma difficilmente documentabili per l’epoca. Ricordo che avevamo una cassetta nel mangianastri con alcune registrazioni di film polizziotteschi del tipo: “
MI4 a centrale, passo. –Si, qui aquila reale che modula, i piccioni sono in gabbia? – No manca il mangime!” e cose del genere.
Chiaramente nei 40 minuti di viaggio che ci separavano dal luogo del processo dovevamo reggere la parte e prepararlo al processo.
La storia prevedeva che la vittima fosse stata arresta perché colta durante flagranza di reato da parte del Pusher come persona informata dei fatti e con l’aggravante di essere l’acquirente della merce. Durante il viaggio gli vengono fatte diverse domande e nel contempo gli viene consigliato di non rispondere se non in presenza del suo avvocato. Dopo una sequela di discorsi contorti e senza senso gli viene chiesto se avesse un avvocato e, come era logico pensare, gli viene attribuito alla spiccia l’avvocato di ufficio Maurice Littlecross che si presenta all’incontro con il suo assistito su una sedia a rotelle colpito da parkinson e con evidenti crisi epilettiche, insomma, una sicurezza!
Il dramma si consuma nel momento in cui con una telefonata si capisce l’impossibilità di poterci introdurre all’interno del tribunale e dover trovare il modo indolore, ma drammatico, di comunicare per la prima volta, e con i rischi che ne potevano seguire (visto il reato di sequestro di persona), di rivelare che era tutto uno scherzo per farlo spaventare e desistere dai suoi intenti.
Fino ad allora tutti gli scherzi compiutisi erano svolti con una logica tale da non dover mai rivelare che gli accadimenti erano solo uno scherzo. In questo caso le cose sarebbero dovute andare nello stesso modo: durante il processo avremmo giocato un po’ con situazioni alla Perry Mason, lo avremmo fatto giurare su di un sussidiario di giurare di dire tutta la verità e nient’altro che la verità, dica lo giuro! Avremmo alternato qualche persona sul banco degli imputati per poi accordargli le attenuanti generiche e proscioglierlo avendo voluto collaborare con la giustizia. Il risultato per noi eccezionale si sarebbe tradotto per lui nel messaggio positivo di mai e poi mai far ricorso a droghe di nessun genere.
Andrew Young