venerdì 4 gennaio 2008

Cronemberg promette e mantiene!


La Promessa dell’Assassino, ovvero su come Cronenberg mantenga sempre quel che promette.

Alzi la mano chi, tra gli spettatori di questo (bel) film di David Cronenberg, ha compreso il senso del titolo affibbiato alla pellicola dal distributore italiano. In passato abbiamo spesso stigmatizzato la tendenza “globalizzante” ad abolire la traduzione dei titoli dei film di produzione estera; tuttavia, quando il significato dell’originale viene appiattito con interpretazioni disinvolte che conferiscono un’aria da B-movie a pellicole - viceversa - di primo piano (come questa), qualche dubbio sull’utilità di simili operazioni sorge spontaneo.
In ogni caso, “Eastern Promises” (preferiamo chiamarlo così) – secondo frutto, dopo History of Violence, del nuovo corso cronenberghiano votato a realizzare pellicole di più ampia fruibilità commerciale, pur rimanendo in un ambito prettamente “autoriale” – è un noir di quelli che non si dimenticano. La rappresentazione sottilmente sociologica che il grande regista canadese offre della rampante “neo-mafia” russa sfugge i cliché del genere, pur rispettandone i canoni di base; quello di Cronenberg è uno sguardo antropologico, che ricorda parzialmente lo Scorsese di “Quei bravi ragazzi” e soprattutto di “Mean streets”, distaccandovisi però quando il regista persegue alcuni temi a lui cari: la carnalità (anche qui esibita a piene mani), il tema del “doppio”, l’ambiguità profonda insita in personaggi come quello (memorabile) di Viggo – “non più Aragorn” – Mortensen o di Vincent Cassel (finalmente in un ruolo di cui può andare fiero). Altrettanto sconvolgente l’impersonificazione del Male Assoluto, offerta mirabilmente da Armin Mueller-Stahl.

Quello di Cronenberg è, ancora, un cinema che non urla, non sguaita, non carpisce l’attenzione dello spettatore col facile effetto: l’inquietudine striscia sottile “sotto la pelle” di chi vede il film, come un “demone” pronto a manifestarsi in squarci di violenza tanto brutali, quanto funzionali alla storia ed alle parabole esistenziali che l’autore colloca con sapienza all’interno delle vicende narrate.

In conclusione, un grande film: da vedere, prima che la programmazione delle Feste, fatta delle solite commedie scurreggione all’italiana (o all’americana..) fagociti questa perla.


Cellus Cocks

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