lunedì 31 marzo 2008

BULLDOZER: WRESTLER AL PESTO!

’heavy metal italiano ebbe quali suoi indiscussi pionieri i Vanadium di Pino Scotto, i Fil Di Ferro, i Negazione di Neffa, i tigullini Necrodeath ma soprattutto i milanesi Bulldozer. Durante una ricerca di qualche filmato relativo a quest’ultimo gruppo mi sono imbattuto in un personaggio davvero Heavy e vagamente Trash Metal: Bulldozer è lo pseudonimo di Maurizio Repetto, genovese e campione italiano di Wrestling.

Mi appassiono immediatamente al conterraneo e ne studio attentamente le mosse in allenamento



per poi vederlo affrontare sul ring il suo antagonista, ovvero Italian Warrior un gondoliere veneziano vagamente assomigliante ad He-Man.


Mi appassiono all’incontro e sbrodo letteralmente nel vedere il mio idolo prendere a martellate il fighetto lacustre. Letteralmente invaghito della possanza di Maurizio vado oltre e realizzo che grandi testate giornalistiche si sono già interessate al fenomeno. Trovo, infatti, una sua intervista a “Studio aperto”




e presentato dal suo manager Nino Baldan ed al cospetto del pietrificato mascellone di Beautiful assisto ad una sua esibizione a “Buona Domenica”



Nulla posso rimproverare al mio nuovo eroe se non la pettinatura sfoggiata a Canale 5 che si addice maggiormente ad una troia di bassa lega piuttosto che ad un wrestler di tale spessore.

Rob Barrel

martedì 25 marzo 2008

TRICARICO Vs. BENVEGNU’

Lo scorso mese sono usciti due cd che hanno ottenuto buoni consensi da parte della critica specializzata. “Le labbra” di Paolo Benvegnù e “Giglio” di Francesco Tricarico. Dal primo - opera dell’ex leader degli Scisma – state alla larga. A fatica, infatti, sono arrivato alla fine di undici inutili e pretenziose tracce, verbose oltre l’inverosimile non aggiungono nulla all’italia melodica ed anzi ne fucilano le ultime speranze che qualcuno vorrebbe anche autorali.


“Giglio” di Tricarico è stata una sorpresa a dire il vero inaspettata. Dopo due dischi ancora acerbi ed un solo vero successo alle spalle (Io sono Francesco – Puttana la maestra) lo scapigliato milanese sforna un disco nel quale rieccheggiano liriche azzeccate che frullano il primissimo Vasco Rossi assieme a Samuele Bersani ma anche Alberto Camerini ed Adriano Celentano. Su tutte spica il gioiellino “Oroscopo” molto più incisiva della sanremasca “Una vita tranquilla” ed eternità che racchiude una frase semplice e meravigliosa “Poi un giorno mi dirai che un figlio nel tuo ventre sta crescendo già e siccome io non sono Dio certamente sono il suo papa’".
Rob Barrell

giovedì 20 marzo 2008

Nuovo video Bernarda su you tube. Cavalli si nasce.


I Cavalli Marci ripresi senza sosta dalla Bernarda Prod - Action per 24 ore sul palco del Nessundorma a Genova

lunedì 17 marzo 2008

STAY AWAY FROM IRINA AND PARANOID PARK


Solleticato dai giudizi positivi di più d’un critico ho deciso di investire tre orette nella visione di due pellicole ripugnanti:

IRINA PALM di Sam Garbaski con Marianne Faithfull e PARANOID PARK di Gus Van Sant.


Il primo narra la storia di una nonna che si improvvisa masturbatrice a pagamento in un locale osè, per rimediare le sterline necessarie alle cure del nipotino in fin di vita. Tralsciando ogni giudizio sul plot, ciò che ho trovato agghiacciante è l’interpretazione della Faithfull. L’ex groupie e fidanzata in multiproprietà di tanti Beatles & Rolling Stones mantiene la stessa espressione per tutto il film, sia che meni cazzi o che consoli il bimbetto malato.


Di peggio è riuscito a fare solo Tom Hanks! Per quanto riguarda Paranoid Park (Premiato dalla Giuria di Cannes!!) non succede assolutamente nulla per tutto il film ambientato in un skateboard park dove il giovane Gabe Nevins si trova invischiato in un omicidio. Se si eccettua la scena dell’interrogatorio che ha una buona resa grazie anche alla – questa volta ottima – interpretazione del protagonista ed a quella della vittima che ridotta a torsolo umano si accomiata dal mondo strisciando, il resto è pura noia anche se d’autore!


Il trailer di Irina Palm




Il trailer di paranoid park

Rob Barrell

mercoledì 12 marzo 2008

IL FESTIVAL DEI DINOSAURI STEMPIATI






Nel 1987 i ragazzi della seconda C del Liceo scientifico Nicoloso da Recco erano più interessati all’Heavy Metal che alle equazioni. Ricordo ancora quando il caro Gerry Zardi mi mise in mano un nastro che gli era appena arrivato dagli USA sul lato a c’era il lato b) di “Mechanical Resonance” dei Tesla e sul lato a) il lato b) di “Appetite For Destruction” di un gruppo che si faceva chiamare Guns’n Roses.



Lo ascoltai e rimasi folgorato da “Sweet child of mine” e dalle altre 5 perle di Axl e compagni. Ho passato almeno due anni nella vana ricerca del vinile o almeno di una copia di esso, ma sembrava che nessuno conoscesse quel curioso gruppetto di street metal. Finalmente nel 1989 a due anni esatti dalla pubblicazione, “Appetite” uscì in Italia ed i video di “Welcome to the jungle” e “Paradise city” proiettarono la Band in vetta alle classifiche, mentre Videomusic fu invasa da uno stuolo di gruppi New Glam. Immediatamente fu coniato il termine Hair Metal per definire queste band che cantavano esclusivamente di ciukke e scopate. I primi furono i Motley Crue di Tommy Lee del quale non possiamo dimenticare quel gran pezzo su cui ha lavorato tanto e bene la moglie Pamela Anderson. Come dimenticare gli L.A. Guns del chitarrista Tracii Guns una delle formazioni primordiali dei GnR, i Cinderella, i Faster Pussycat, i Warrant e gli Skid Row di Sebastian Bach, che nel 1991 raggiunsero il primo posto nelle classifiche di Bilboard con l’LP “Slave to the grind”.

Questi come si chiamano non me lo ricordo

Questo fu uno degli ultimi fuochi dell’Hair Metal di lì a spazzato via dalla malinconia del “grunge seattleiano”. Oggi alcuni di questi gruppi continuano a suonare in oscuri “pubbetti” in attesa dell’annuale raduno al “Rocklahoma Festival” dove imbolsiti ma ancora cotonatissimi si esibiscono davanti a migliaia di fans che giungono da ogni parte del mondo per rivivere sprazzi di giovinezza Rokkenrolle!

La prima edizione del festival si tenne lo scorso anno in Oklahoma appunto con band del calibro di Britny Fox, Vince Neil, Slaughter, Skid Row, Quiet Riot, LA Guns, Twisted sister, Rhyno Bucket, Faster Pussicat, Great White, Poison ecc, che grazie anche a questo festival si sono rimessi un po' in attività.



Quest'anno il bill è un po' più per palati fini, ma ci sono diverse chicche come la reunion dei Triumph, quella dei Warrant con il loro cantante storico Jani Lane, il ritorno dei Cinderella e dei Kix, sfortunati per essersi sciolti poco prima che il fenomeno esplodesse.

Questi i nomi confermati a d oggi.
Venerdì 11/07: XYZ, Armored Saint, Kingdom Come, Night Ranger, Extreme, Triumph.
Sabato 12/07: Pretty Boy Floyd, Every Mother’s Nightmare, Tora Tora, Black N Blue, Trixter, Kix, Warrant featuring Jani Lane e Cinderella.
Domenica 13/07: Axe, Beautiful Creatures, Zebra, Lynch Mob, Tesla

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giovedì 6 marzo 2008

La rinascita del cinema statunitense?

Quante volte, con ciclica regolarità, sentiamo risuonarci nelle orecchie la frase di cui sopra, magari gabellataci da bocche interessate..? Va da sé che, altrettante volte, trattasi di fuochi di paglia o di ingiustificati trionfalismi, ben presto smentiti da eventi di segno nettamente contrario a quanto auspicato. La premessa è necessaria per fugare ogni dubbio circa il mio scetticismo su giudizi troppo affrettati, che in questi giorni accompagnano (spesso a sproposito) due pellicole delle quali parecchio si discute: non dirò, quindi, che No Country For Old Men e There Will Be Blood (quasi un gioco di parole fonetico, quest’ultimo) rappresentano l’attesa “rinascita” artistica del cinema statunitense popolare; mi limiterò a dire che sono due ottimi, anzi due grandi film. Si tratta di opere che non avrebbero sfigurato – udite udite – accanto ad alcuni dei titoli migliori delle più rinomate stagioni anni ’70 (il che è tutto dire!)



Il rischio che io incorra – a mia volta – in un giudizio troppo affrettato, perché orfano di quella prospettiva temporale che, sola, deve presiedere a qualsiasi giudizio di merito, pare scongiurato proprio dall’architettura (formale, tematica, psicologica) delle pellicole in oggetto; una struttura così sorprendentemente assimilabile a quella di tanti capolavori appartenenti alla golden age del new american cinema, da far affiancare – senza tema di scandali – i nuovi lavori dei Coen Bros. e di Paul Thomas Anderson a cotanti predecessori.





Vi chiederete, dopo tanti discorsi, perché non parlo più diffusamente di questi film. Semplicemente perché, come detto, già troppo se ne sta discutendo: il mio unico, accorato, consiglio è quello di correre a vederli nel loro ambiente naturale (la sala cinematografica), prima che gli inesorabili meccanismi del mercato li confinino entro schermi in grado di inficiarne fatalmente l’imponente forza espressiva. Amen.



Cellus Cocks

martedì 4 marzo 2008

L’ISLANDA DEI SIGUR ROS e di un NAPOLETANO

Non è facile accostarsi all’arte ed alle atmosfere rarefatte del gruppo islandese dei Sigur Ros. Io ci provo da anni e devo ammettere che pur avendo vissuto per tre mesi a Reykjavik e quindi assaporato gli umori dell’isola di ghiaccio e di fuoco, riesco difficilmente a digerire un intero disco della band. Così non è stato con il documentario Heima (a casa) che racconta il tour del gruppo nel paese d’origine e che - partito dalla capitale - va a toccare villaggi microscopici e luoghi fuori da qualsiasi rotta geografica.

Insomma, i Sigur Ros hanno voluto omaggiare la loro terra e tutti i coinquilini di una landa apparentemente inospitale, ma affascinante come poche al mondo. Durante la mia permanenza in loco - dovuta al progetto Erasmus - ho conosciuto qualche straniero che là si era sistemato. Tra questi un napoletano che per un curioso scherzo del destino vi si era trasferito e che durante una cena a casa sua mi raccontò di quando alla fine degli anni sessanta fece scalo a Reykjavik mentre era diretto a New York.

Lì fu costretto a passare la notte per una avaria al motore dell’aereo e quella fu la prima di tutte le notti di lì a venire: si innamorò di una ragazza e mise al mondo tre creature mezze islandesi e mezze partenopee. Quando gli chiesi se ha nostalgia dell’Italia e di Napoli in particolare, lui mi guardò dritto negli occhi e mi disse che “gli Italiani vivono per gli occhi degli altri mentre gli islandesi vivono e questo gli basta”. Intesi che non sarebbe più tornato e mi piace immaginarlo con la famiglia intera ad uno dei concerti dei Sigur Ros dei quali non perdete almeno il trailer di “Heima”