giovedì 6 marzo 2008

La rinascita del cinema statunitense?

Quante volte, con ciclica regolarità, sentiamo risuonarci nelle orecchie la frase di cui sopra, magari gabellataci da bocche interessate..? Va da sé che, altrettante volte, trattasi di fuochi di paglia o di ingiustificati trionfalismi, ben presto smentiti da eventi di segno nettamente contrario a quanto auspicato. La premessa è necessaria per fugare ogni dubbio circa il mio scetticismo su giudizi troppo affrettati, che in questi giorni accompagnano (spesso a sproposito) due pellicole delle quali parecchio si discute: non dirò, quindi, che No Country For Old Men e There Will Be Blood (quasi un gioco di parole fonetico, quest’ultimo) rappresentano l’attesa “rinascita” artistica del cinema statunitense popolare; mi limiterò a dire che sono due ottimi, anzi due grandi film. Si tratta di opere che non avrebbero sfigurato – udite udite – accanto ad alcuni dei titoli migliori delle più rinomate stagioni anni ’70 (il che è tutto dire!)



Il rischio che io incorra – a mia volta – in un giudizio troppo affrettato, perché orfano di quella prospettiva temporale che, sola, deve presiedere a qualsiasi giudizio di merito, pare scongiurato proprio dall’architettura (formale, tematica, psicologica) delle pellicole in oggetto; una struttura così sorprendentemente assimilabile a quella di tanti capolavori appartenenti alla golden age del new american cinema, da far affiancare – senza tema di scandali – i nuovi lavori dei Coen Bros. e di Paul Thomas Anderson a cotanti predecessori.





Vi chiederete, dopo tanti discorsi, perché non parlo più diffusamente di questi film. Semplicemente perché, come detto, già troppo se ne sta discutendo: il mio unico, accorato, consiglio è quello di correre a vederli nel loro ambiente naturale (la sala cinematografica), prima che gli inesorabili meccanismi del mercato li confinino entro schermi in grado di inficiarne fatalmente l’imponente forza espressiva. Amen.



Cellus Cocks

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